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Come scegliere l’albero di Natale più sostenibile?

Alberi di Natale veri, finti, riciclati, in sughero, di libri…

Il mio rapporto con il Natale

Manca meno di un mese a Natale e chi non ha ancora fatto l’albero di Natale probabilmente sta aspettando l’8 dicembre oppure è ancora alla ricerca di quello giusto. Sono cresciuta con gli alberi di Natale: fin da piccola mi piaceva un sacco prendermi un pomeriggio intero (solitamente con mio papà) per fare l’albero di Natale (il presepe mi è sempre piaciuto meno, lo ammetto). Più era grande più era bello: non sono mai stat un’amante degli alberi monocolor – c’era chi li faceva solo con addobbi rossi, chi con quelli oro, altri ancora con quelli blu. A me invece sono sempre piaciuti i colori: decorazioni di diverse forme e colori e un mare di lucine.

Per me l’albero di Natale ha sempre rappresentato un momento della mia infanzia (molto felice): ecco perché anche quando sono cresciuta mi è sempre piaciuto averne uno tutto mio. Magari un po’ più piccolo, ma con tante decorazioni colorate e soprattutto con tante lucine. Addirittura, mi sono portata via alcune decorazioni e palline “di famiglia”, una in particolare: un cuoricino bianco pieno di brillantini. Diciamo che a predominare era quindi il valore affettivo, quello che l’albero di Natale ha sempre significato per me: un momento felice trascorso sempre con la mia famiglia.

OGGI

Oggi la situazione è un po’ diversa: da quando sono andata a convivere ho voluto fare un po’ di pulizia. O meglio, finché vivevo con una mia amica ammetto che avevamo la casa abbastanza piena e mi piaceva. Da quando sono andata a vivere con Andrea invece ho sentito il bisogno di avere spazi un po’ più liberi, non troppo, ma sicuramente una versione più minimalista della casa. Ecco perché l’anno scorso quando era il momento di fare (e comprare) l’albero di Natale ci abbiamo pensato a lungo: alla fine abbiamo optato per non comprarlo.

Sia per questioni di spazio: quello grande non saprei proprio dove metterlo, sia per mantenere gli spazi liberi. Fin da piccola ho un albero di Natale piccolino, da scrivania, che ero solita tenere in cameretta. Ecco, da quando mi sono trasferita a Verona è venuto con me ed è presente ogni Natale. È più che sufficiente. Continuano a piacermi tantissimo gli alberi di Natale e le decorazioni di Natale ma non ne sento più il bisogno. Ecco perché anche a decorazioni siamo molto scarni 🙂

L’albero di Natale finto

Anche se nemmeno quest’anno ho intenzione di comprare l’albero di Natale, mi sono voluta informare per capire quale fosse il più sostenibile. Tant* davano per scontato che fosse quello finto (solitamente fatto in plastica, precisamente PVC – una tipologia di plastica molto difficile da riciclare) solo perché veniva riutilizzato. In realtà – sebbene gli alberi di Natale finti sono quelli che vanno per la maggiore – secondo un comunicato dell’Ispra un albero artificiale di circa 2 metri ha un’emissione ecologica pari a circa 40 chilogrammi di emissioni di gas serra (il doppio di un albero vero).

Senza contare che bisogna aggiungere i costi di produzione e di smaltimento. Secondo uno studio svolto da Carbon Trust, il 66% delle emissioni è legato alla materia prima di produzione degli alberi di Natale (il petrolio), il 25% alle fasi di fabbricazione e il 9% al trasporto.

Per far sì che un albero finto sia sostenibile, questo deve essere comprato di seconda mano oppure – se comprato nuovo – dovrebbe essere usato dai 15 ai 38 anni per ammortizzarne il costo ecologico.

L’albero di Natale vero

Ammetto che quando ho cominciato a informarmi ero un po’ scettica: chi è che sradica un albero solo per il gusto di averlo in casa per un po’ di tempo per poi buttarlo? Questo era il mio pensiero principale, in realtà ho scoperto che non è proprio così. O meglio, chi lavora seriamente, non sradica alberi dai boschi a caso. Gli alberi di Natale veri andrebbero acquistati solo in vivai responsabili: c’è infatti una stretta regolamentazione in merito alla loro coltivazione.

Questi alberi – chiamati alberi con radici a terra – vengono quindi coltivati appositamente e finché crescono assorbono CO2. L’ideale poi sarebbe tenerli in vaso e farli durare il più a lungo possibile, esattamente come con le altre piante. Non vanno piantati a caso nei boschi passato il Natale: potrebbero alterare e rovinare l’ecosistema. Oltre a questi, esistono anche i cosiddetti cimali, ovvero quelli senza radici che vengono presi dal bosco ma con criteri ben precisi.

Sono infatti alberi che vengono tagliati per diradare il terreno (pratica necessaria per il mantenimento dei boschi): anche in questo caso ci sono regole e norme da seguire. Questi sono alberi considerati di categoria B per tanti: infatti andrebbero tagliati a prescindere (solitamente non sono bellissimi) e in caso diventerebbero legna.

CONSIGLIO

Controllate che su questi alberi ci siano le certificazioni FSC e PEFC, due realtà impegnate nella tutela e nella protezione delle foreste.
Se avete altri dubbi, il Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali ha rilasciato delle Linee guida per una scelta responsabile dell’albero di Natale.

L’albero di Natale alternativo

In carta, cartone, legno, sughero, velcro: si dice che non ci sia limite alla fantasia no? Basta sbizzarrirsi con un po’ di DIY. Vi lascio qualche inspo che ho trovato su Pinterest > qui trovate la cartella completa.

Parliamone

E tu? Qual è il tuo rapporto con l’albero di Natale?

Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com

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