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Aziende green: come riconoscerle?

Spoiler: non basta avere un prodotto bio!

Usiamo solo prodotti bio, il km zero è il nostro punto di forza, i nostri packaging sono tutti in carta riciclata, i nostri tessuti sono tutti deadstock… e potrei andare avanti ancora per molto. A volte pensiamo che solo perché un’azienda possiede uno di questi “requisiti” allora vuol dire che rientra nelle aziende green. Sarebbe bello se fosse così semplice, ma in realtà è molto più complesso di così. Un’azienda per essere davvero sostenibile lo deve essere non solo dal punto di vista ambientale (e nemmeno solo con un requisito), ma anche da quello economico e sociale. Se un brand usa solo tessuti naturali e/o di seconda mano per creare i suoi capi, ma la manodopera avviene in Bangladesh dove i lavoratori non vedono (spesso) nemmeno tutelati i loro diritti umani, come possiamo considerarla sostenibile?

Criteri si sostenibilità aziendale

Mi è capitato di vedere sempre più spesso aziende che pubblicano il loro report di sostenibilità aziendale: basta quindi questo per essere riconosciute come aziende green? In realtà no. Il report di sostenibilità non è altro che un documento in cui l’azienda mostra come e quanto impatta sull’ambiente. Solitamente, visto che è difficile essere perfetti, viene mostrato anche come si intende migliorare nel breve, medio e lungo termine. L’obiettivo è sempre quello di ridurre (quasi) del tutto le proprie emissioni, ma in questo documento è essenziale mostrare il come si intende farlo (per capirne la fattibilità).

Esistono quindi diversi parametri da prendere in considerazione per vedere se un’azienda è davvero green (fonte ohga):

  • rispetto delle leggi e degli standard nazionali e internazionali 
  • la quantità di rifiuti ed emissioni generate
  • gli effetti che l’azienda produce, sia in termini di impatto ambientale, sia di sicurezza per i dipendenti
  • l’inserimento dell’azienda nel contesto sociale, se migliora la qualità della vita dei suoi lavoratori e della comunità.
  • bonus ai manager: capita spesso che i bonus dei manager di un’azienda siano legati a obiettivi sociali e/o ambientali. In questo caso è necessario vedere quali siano i bonus in questione per assicurarsi della trasparenza e della buona fede di quest’azione
  • verifica dell’integrazione della sostenibilità direttamente nei piani industriali

Ma non solo:

  • è necessario vedere l’intero organigramma aziendale per capire dove è collocata la sostenibilità. C’è un responsabile, un comitato? La sostenibilità è trattata e considerata in tutte le parti dell’azienda (dalla produzione alla comunicazione), o compare solo nell’area marketing?
  • verificare il piano strategico aziendale – per capire se esiste effettivamente un piano di crescita reale e sostenibile che riguardi tutta l’azienda
  • la fase di misurazione è essenziale: si deve infatti calcolare il reale impatto dell’azienda e delle sue azioni. C’è un sistema di misura? Cosa e come viene misurato? Un esempio possono essere i famosi LCA dei prodotti
  • certificazioni: punto che a volte può risultare critico e controverso se preso in considerazione da solo, ma all’interno di un progetto più ampio può risultare molto utile
  • comunicazione: ultimo punto ma non meno importante. Come l’azienda comunica il suo essere sostenibile? Si basa su informazioni reali e concrete o è solo greenwashing?

Ma io consumatore, cosa posso fare?

Ovviamente per un consumatore è difficilissimo prendere in considerazione tutti questi aspetti prima di fare un acquisto. Non solo per questioni di tempo, ma perché non è detto – anzi è altamente improbabile – che un’azienda ci fornisca quanto richiesto sopra. In più, non è tenuta per legge a farlo.
Nel nostro piccolo quindi, per vedere se le aziende sono green come dicono, possiamo:

  • controllare la pagina sostenibilità sul loro sito: ci sono info sulla produzione, sulla gestione degli scarti, numeri delle emissioni, obiettivi nel medio e lungo termine? O ci sono frasi generiche, sommarie e approssimative (solo marketing insomma)?
  • verificare il loro report sulla sostenibilità: attenzione, solo perché ne hanno uno, vuol dire che sono sostenibili. Nestlè ne ha diversi eppure si conferma essere uno dei brand più inquinanti degli ultimi 5 anni se parliamo di plastica. Nel report si parla anche dell’aspetto produttivo in tutte le sue fasi, della misurazione, delle certificazioni? O c’è solo uno di questi punti?
  • che prodotti usano? Quanto sappiamo sull’origine e sulla provenienza? Quanto sono trasparenti? Hanno solo una piccola parte di prodotti che è attenta all’ambiente, o lo è tutto il brand?
  • nel sito, si parla di sostenibilità sociale? Chi produce i prodotti? Dove? In quali condizioni. Mi si storce sempre un po’ il naso quando vedo che i capi vengono prodotti in Asia perché so che in molti paesi non si rispettano nemmeno i diritti umani. Ma so che non è così per tutti, per fortuna.
  • guardare il prezzo: rispetto ad altre aziende che producono lo stesso prodotto, come risulta essere il loro prezzo? eccessivamente basso e competitivo? Ecco, forse allora qualcun altro sta pagando quel prezzo per noi.
  • scrivere al brand: questo è fondamentale. Dobbiamo farci sentire ma soprattutto far vedere ai brand che siamo consumatori attenti e consapevoli, che ci interessiamo di come e quanto la loro azienda sia green e sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale ed economico. Più persone iniziano a pretendere trasparenza e tracciabilità da parte delle aziende, più queste saranno invogliate (e obbligate) a farlo.

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E tu? Hai altri suggerimenti su come riconoscere le aziende green?

Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com

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